Di notte quando la luce filtra dalle finestre con vetrate a mosaico, quando nei vicoli dilaga il silenzio, quando il gesso rilascia la luce del giorno, a Sana’a ti senti in pace; assapori l’estraneità che ti è intorno, respiri la bellezza come un vento che viene da lontano. E’ proprio questo scarto incolmabile che seduce e disarma. Ci sono momenti, quando vago di giorno, istanti brevissimi, nei quali sento entrare in me una dimensione diversa o forse io metto piede in uno spazio anomalo, come se qualcosa mi riportasse in un’epoca che non ho conosciuto, lontana nella storia: la combinazione di alcune forme nello spazio, oggetti di paglia appesi fuori da una bottega, una porta in legno socchiusa, una vecchia che avanza coperta da veli sbiaditi, una voce, chissà. Inseguo quei momenti fugaci con rabbia e disorientamento perché l’istante in cui li colgo è lo stesso in cui svaniscono. E’ un’idea di polvere, di immagini in bianco e nero.